Se non lo avete già comprato, può essere che il nome non vi dica niente; ma probabilmente lo avete visto in televisione o in qualche megastore di elettronica. Roomba è quel simpatico apparecchio a forma di disco (alto 9 cm. per 34 di diametro) che pulisce i pavimenti girovagando per la casa tutto solo. E’ il più noto aspirapolvere robotico al mondo e, per ora, ha sbaragliato la concorrenza conquistando l’88% del mercato degli automi dediti alla pulizia domestica.
Roomba è prodotto da iRobot, un’azienda americana fondata nel 1990 da alcuni ingegneri provenienti dal Massachusetts Institute of Technology (MIT) ed inizialmente dedita allo sviluppo della robotica in ambito militare. La divisione militare è stata recentemente ceduta ed ora la compagnia si dedica esclusivamente al mercato consumer.
Roomba nasce nel 2002 come il primo aspirapolvere che solleva completamente l’essere umano dalla quotidiana e noiosissima incombenza di pulire i pavimenti. Il robovac (crasi di robot vacuum cleaner) americano in origine aveva bisogno che gli fossero indicate le dimensioni della stanza da nettare, e non era in grado di evitare gli ostacoli. Il prodotto si è nel tempo evoluto e nelle versioni intermedie, tra le altre funzionalità, si è dotato di sensori infrarossi per rallentare e per evitare intralci. Oggi, sette generazioni dopo il modello d’esordio, il prodotto è tecnologicamente di un’altra categoria rispetto ai suoi predecessori.
Il Roomba serie-900 è dotato di alcune feature che lo fanno entrare di prepotenza nel novero delle smart Internet of Things. Sul sito di iRobot sono così descritte:
- Navigazione iAdapt® 2.0: “una serie completa di sensori per mappare e adattare i loro movimenti alla tua casa, assicurandoti una copertura completa di tutta la superficie di casa”.
- Visual Localisation: “La tecnologia vSLAM® (visual Sensor Localisation and Mapping) e la speciale videocamera di cui sono dotati permette a tutti i modelli della serie 900 di crearsi in ogni istante dei punti di riferimento e di mappare l’ambiente da pulire: in questo modo i Roomba della serie 900 sanno sempre dove si trovano e dove sono già passati”.
- Ricarica & Riprendi: “Puliscono senza sosta fino a un massimo di due ore. Poi tornano automaticamente alla Home Base per ricaricarsi e riprendere la pulizia da dove l’avevano interrotta”.
Oltre a ciò, è disponibile un app: “Puoi programmare Roomba affinché pulisca in totale autonomia tutti i giorni della settimana, anche quando tu non sei in casa”. L’app produce anche dei report: “Grazie al recente aggiornamento dell’App “iRobot Home” puoi conoscere il percorso di pulizia effettuato dal tuo Roomba serie 900. Puoi vedere la superficie che è stata pulita, e le zone più sporche sulle quali il robot si è concentrato maggiormente. Inoltre, puoi ricevere delle notifiche per sapere quando il tuo robot completa il ciclo di pulizia!”.
Insomma, al costo di circa 900 Euro, un bel concentrato di tecnologia al servizio della casa moderna. E, quando si parla di modernizzazione dell’ambiente domestico, da qualche tempo si deve obbligatoriamente parlare di smart home.
Il mercato della domotica già propone al grande pubblico sistemi intelligenti di illuminazione, di entertainment, di regolazione termostatica, di videosorveglianza e sicurezza perimetrica. A Colin Angle, il CEO di iRobots, è venuta un’idea: mettere a disposizione di queste tecnologie le informazioni spaziali raccolte da Roomba. A suo avviso i dispositivi smart sarebbero molto più intelligenti se potessero avere piena contezza dell’ambiente fisico che li ospita: illuminazione, climatizzazione e sicurezza potrebbero essere parametrati ed ottimizzati in base ai riferimenti tridimensionali forniti da Roomba (ma si pensi anche a quanto un multi-room sound system potrebbe migliorare le proprie performance acustiche se potesse modulare la propagazione del suono in relazione alle caratteristiche fisiche di ciascun ambiente).
A parere di Angle, le Internet of Things (IoT) domestiche devono, in altre parole, imparare a collaborare tra loro condividendo informazioni eterogenee. Devono sommare ed integrare le proprie intelligenze, stringendo reciproci accordi commerciali.
Roomba 900 è già compatibile con Alexa di Amazon, Google Home e sembra che anche il pairing con Apple Home Pod sia in arrivo. Questo significa, ad esempio, che per far partire il robottino basterà dirlo all’assistente vocale di casa. Colin Angle conta di chiudere entro i prossimi 2 anni accordi con i Big Three (Amazon, Google, Apple) per vendere loro le mappe rilevate dall’aspirapolvere. Un business di cui forse noi profani non cogliamo l’effettiva entità, ma che è già stato “benedetto” dal mercato: da quando si è incominciato a vociferare di una possibile commercializzazione delle mappature di Roomba, il valore delle azioni di iRobots è triplicato in poco tempo (da 35 a 102 USD in un anno circa, fonte Reuters).
Il CEO di iRobot garantisce che nessuna informazione di carattere personale sarà condivisa con terze parti se l’utente non lo desidera (opt-out esercitabile tramite app), ma è convinto che saranno molti i clienti che non si faranno remore piuttosto di potenziare l’intelligenza interconnessa della propria abitazione. Siamo, dunque, davanti all’ennesimo caso in cui un’azienda propone (sia chiaro, in modo del tutto legittimo) al consumatore il trade-off tra nuove utilità e privacy. Acconsentendo, l’interessato autorizzerà il produttore a cedere – piuttosto indiscriminatamente – i dati a società terze. Il che, molto probabilmente, significa non solo un incremento delle potenzialità tramite interconnessione dei device eterogenei ma anche l’opportunità per i vendor partner che hanno stretto accordi col produttore di alzare il livello di profilazione dell’utente e, quindi, di proporgli l’acquisto di ulteriori prodotti su di lui appositamente targettizzati.
Oltre a ciò, in assenza di stringenti assicurazioni sul punto, sovviene qualche remora sul versante della sicurezza. Le IoT domotiche si sono già dimostrate vulnerabili (si veda, ad esempio, il caso del malware Mirai che prese facilmente il controllo di 10 milioni di dispositivi casalinghi interconnessi) ed ignoriamo quali specifici presidi possano impedire ad un hacker evoluto di impossessarsi di Roomba per utilizzarlo a suo piacimento senza che il consumatore se ne accorga. Sarebbe davvero antipatico scoprire un giorno che il robottino che ci sta venendo incontro in camera da letto per “fare i mestieri” in verità è comandato a distanza da un malintenzionato che ci sta spiando attraverso la videocamera incorporata nel robovac.
A dire la verità, iRobots sembra molto sicura del fatto suo e forse merita fiducia incondizionata stante i suoi pregressi in ambito militare i trascorsi al MIT dei suoi fondatori. L’azienda ha addirittura messo in commercio un versione di Roomba da 199 USD priva della funzione aspirapolvere e del tutto hackerabile (in senso buono, ossia liberamente programmabile) da parte degli acquirenti. Trattasi di un invito – rivolto in particolare agli studenti – ad utilizzare la tecnologia presente in Roomba per sperimentare, per creare nuove funzionalità, e per condividerle (qui qualche esempio).