Sarà che d’estate e ad inizio autunno i fenomeni d’instabilità atmosferica tendono a manifestarsi con particolare veemenza, ma le violente perturbazioni che da diverse settimane minacciano la democrazia digitale del Movimento 5 Stelle non paiono intenzionate ad abbandonare il quadrante pentastellato.

Tutto iniziò ad agosto con un uragano estivo impetuoso quanto improvviso: un doppio attacco hacker al sistema operativo di democrazia diretta Rousseau che ha destato profonde inquietudini e che ha indotto il Garante Privacy ad aprire un’istruttoria sull’accaduto.

Il 22 settembre scorso, il tanto atteso giorno delle primarie M5S, l’atmosfera era carica di elettricità, sia per l’attesa per quella che era una “prima volta” nel nostro scenario politico, sia per capire se l’infrastruttura – nel frattempo appositamente rafforzata – avrebbe retto l’impatto con i prevedibili fenomeni atmosferici che avrebbero potuto abbattersi sulla celebrazione della e-democracy grillina. Ebbene, un paio di fulmini sono caduti ed hanno fatto seri danni. Rousseau non ha retto al traffico – peraltro non ingente – generato dagli elettori: si è dovuta ritardare di diverse ore la chiusura delle urne virtuali e molti votanti sono incappati in errori di sistema o non sono riusciti a capire se il loro voto fosse stato registrato. Come se non bastasse, la sera stessa il medesimo hacker che aveva dileggiato la piattaforma in agosto ha – come molti preconizzavano – puntualmente twittato al mondo intero di aver eluso i sistemi di autenticazione di Rousseau riuscendo a votare decine di volte (leggi qui su il Corriere della Sera).

Di stamane la notizia di un’ultima veemente intemperie. Stando a quanto riportato da Repubblica, il “solito” hacker sostiene – portando prove a proprio conforto – di aver bucato ieri sera il blog di Beppe Grillo (come Russeau, ospitato sui sistemi della Casaleggio Associati). Durante l’attacco il cyber-incursore si sarebbe impossessato delle credenziali di un socio della Casaleggio Associati e di quelle del defunto fondatore Gianmarco Casaleggio.

Se vero, sarebbe un’altro colpo durissimo alle fondamenta di un movimento che fa del web la propria (al momento, fragile) casa.