La giustizia belga impone a Facebook l’interruzione della raccolta da siti terzi dei dati di navigazione dei cittadini del regno finché non adeguerà le proprie pratiche alla normativa locale. Disposta, inoltre, la cancellazione di quanto finora illecitamente raccolto.

La sentenza di venerdì scorso del tribunale di Bruxelles giunge scaturisce da un contenzioso radicato nel 2015 dalla Commission de la Protection de la Vie Privée (CPVP) basato sugli esiti di uno studio dell’Università di Leuven ed incentra la propria attenzione sulle attività di raccolta dati e di monitoraggio che Facebook esegue al di fuori della propria piattaforma anche su dati di individui non iscritti al social network.

Non è un segreto che il colosso di Menlo Park utilizzi cookie e smart pixel invisibili installati su siti terzi per profilare gusti e abitudini degli internauti e per rivendere tali informazioni agli advertiser (che poi potranno veicolare pubblicità sempre più mirata agli utenti stessi). Questa è una quota fondamentale del business del social network californiano nonché, a cascata, dei suoi clienti inserzionisti e dei partner commerciali.

La censura dalla giustizia belga riguarda il fatto che il pubblico non viene adeguatamente informato su cosa comporti visitare un sito terzo che tramite automatismi al caricamento della pagina (rilascio di cookie riconnessi alla presenza di social plugin) o dietro azione positiva dell’utente (un Like o un Condividi) consenta a Facebook di attivare automatismi di profilazione comportamentale rivendibili a terzi. All’utente, inoltre, non è concessa – secondo la corte – una chiara possibilità di autorizzare o meno a tali pratiche.

Se Facebook non rispetterà la sentenza, dovrà pagare 250.000 euro di multa per ogni giorno di mancato adeguamento fino ad una concorrenza massima di 100.000.000 di euro.

Facebook nega che essa non avvisi adeguatamente gli utenti: la piattaforma “informa chiaramente gli utenti finali, concediamo il diritto alle persone di rifiutare che i loro dati siano raccolti su siti e app di Facebook per scopi pubblicitari”, sostiene Richard Allan, Vicepresidente per l’Area EMEA. Gli avvocati del gigante creato da Zuckerberg hanno già reso noto che ricorreranno contro la decisione del Tribunale di Bruxelles.

Un altro impegno nell’agenda del legal team di Facebook che in Europa deve fronteggiare contestazioni sulla propria politica di privacy in: