Amazon amplia ulteriormente la tipologia di luoghi in cui il cliente può decidere di ricevere i propri acquisti. Il nuovo punto di consegna è il bagagliaio dell’auto e costituisce, secondo il leader incontrastato dell’e-commerce globale, una valida alternativa alle soluzioni di delivery finora disponibili. Soluzioni che, talora, possono presentare qualche controindicazione che andiamo rapidamente ad elencare:

  • Davanti a casa: che sia sul patio di una villetta o sul pianerottolo di un appartamento condominiale, il problema è che il pacco in giacenza può essere rubato (il che accade non di rado: un’indagine del 2017 afferma che al 31% dei consumatori è stato sottratto almeno pacco, il 42% non comprerebbe online determinati prodotti proprio nel timore che spariscano davanti alla porta).
  • Sul posto di lavoro: le policy del datore di lavoro potrebbero vietare la domiciliazione di posta personale, e – comunque sia – non tutti gradiscono ricevere un pacco chiuso davanti agli occhi dei colleghi divorati dalla curiosità di conoscerne il contenuto.
  • Amazon Locker: sono degli “armadietti” ubicati in luoghi pubblici (davanti ad alcuni supermercati, centri commerciali, benzinai), dei punti di ritiro self-service in cui il cliente che può ritirare la merce digitando un codice. La principale controindicazione legata a questa soluzione è intuitiva: i locker non sono tanti e bisogna raggiungerli, mentre il bello di Amazon (oltre la convenienza) è anche ricevere le cose velocemente e senza muoversi, perdere tempo o faticare.
  • Dentro casa: ossia, la soluzione Amazon Key che – risolvendo il problema dei furti alla porta – permette al corriere di consegnare i pacchi aprendo la serratura smart di casa davanti agli occhi di una Cloud Cam che registra l’intera operazione. Una soluzione che desta diverse preoccupazioni negli osservatori neutrali (qui un nostro approfondimento) ma che ingenera remore anche in tutti quei clienti che non sono ancora disposti a far entrare un estraneo in salotto mentre sono via.

Le soluzioni di consegna davanti a casa o dentro casa possono, inoltre, esser rietenute inopportune da coloro che non vogliono che il pacco sia “intercettato” dai familiari, conviventi o domestici (vuoi perché è un regalo a sorpresa per la moglie, un “ninnolo” per l’amante, o semplicemente un oggetto legato al soddisfacimento di un hobby o un vizio segreto).

Anche per questo, ieri Amazon ha lanciato il servizio In-Car Delivery che permetterà all’addetto alle consegne di depositare il pacco direttamente nel bagagliaio dell’auto del cliente. Il servizio è per ora attivo in 37 città americane e fruibile solo dai possessori di auto ad alta connettività di ultima generazione (alcuni specifici modelli recenti di Volvo, Buick, Chevrolet, Cadillac, GMC).

In-Car Delivery è un’estensione di Amazon Key, con la differenza che – in assenza di webcam casalinga – la consegna non è videoripresa. L’utente Amazon Prime dovrà aggiungere il profilo della propria auto nell’app Amazon Key: la targa, una descrizione e una foto utili ad un suo rapido riconoscimento. Quando il corriere sarà in fase di consegna, la cloud Amazon interagirà con quella della compagnia automobilistica (che conosce l’esatta localizzazione di ogni vettura in ragione del sistema di navigazione e dell’antifurto); quest’ultima invierà al driver Amazon le coordinate GPS in cui l’auto è parcheggiata. Per accedere al portabagagli, il fattorino attiverà la richiesta sull’app del proprio dispositivo, la cloud Amazon inoltrerà la richiesta alla cloud – ad esempio – di Volvo che aprirà il vano (che si richiuderà automaticamente a consegna effettuata).

Il caso Cambridge Analytica è ancora caldo. In un momento in cui crescono le preoccupazioni degli utenti web in merito all’uso che i giganti tecnologici fanno dei loro dati e alla scarsa sicurezza degli stessi, Amazon chiede ai clienti il permesso di entrare (in assenza del proprietario) in un altro luogo percepito come strettamente privato. L’auto è in qualche modo un’estensione della dimora, e il bagagliaio non è solo un ripostiglio, ma talora anche un archivio, una cassetto dei segreti.

Inoltre, la macchina (e gli oggetti che vi conserviamo) è anche quel bene primario che tutti temono possa essere rubato. Amazon, permettendo ad un estraneo di accedervi, chiede nuovamente ai propri utenti un grande atto di fiducia. Le intime preoccupazioni con cui ognuno di noi dovrebbe fare i conti sono simili a quelle legate ad Amazon Key:

  1. E se il corriere fosse un malintenzionato?
  2. E se fosse un bravo ragazzo pagato una miseria che si trova davanti alla tentazione di impossessarsi di un bene prezioso trovato nel bagagliaio?
  3. Cosa succede se un hacker o un cyber-terrorista si impossessa da remoto delle chiavi d’accesso ad un’auto interconnessa, e quindi ai suoi sistemi smart di guida e di comunicazione?
  4. E se i ladri d’auto pedinassero i corrieri in attesa che aprano i portabagagli?
  5. Ora Amazon chiede di sapere anche targa e modello della mia auto. E localizzando la mia auto, sa dove (con tutta probabilità) mi trovo in un esatto momento. Già Amazon conosce tutti i miei gusti, le mie abitudini e la mia propensione alla spesa. Non è che finirà per sapere troppo di me?

La mossa di Amazon, in un momento che tutti i giganti tecnologici ritengono delicato per la gestione delle politiche di privacy, è evidentemente legata alle sicurezze che la Inc. di Seattle detiene e che supponiamo siano le seguenti:

  • Amazon non è percepita dagli utenti e dai consumatori come un interlocutore che presenta rischi per privacy e sicurezza (a differenza di altri tech giant non è ancora stata investita da grossi scandali né ha subito data breach di risonanza mondiale). Dunque può azzardare, più di altri, ulteriori avanzamenti nella vita privata delle persone;
  • Amazon predilige esplorare nuove frontiere, sbaragliare la concorrenza con scelte pionieristiche, anche assumendosi dei rischi. Essere i primi a rivoluzionare e poi normalizzare un sistema è una politica commerciale ben precisa. Il pubblico è tendenzialmente attratto dalle innovazioni tanto da non soffermarsi nella valutazione dei pericoli sul breve-medio periodo. In pochissimo tempo il pubblico si abitua alla novità, dopodiché non è disposto a rinunciarvi (nemmeno davanti a potenziali minacce, almeno finché esse non si concretizzano);
  • Nello stretto lasso di tempo intercorrente tra lancio della novità e pubblica assuefazione, la legge non riesce ad intervenire normando da principio alcuni aspetti critici; così finisce che i regulators si devono adattare ad uno stato di fatto (e di mercato) ormai consolidato. E questo Amazon lo sa bene.