Trecento tra professori e ricercatori universitari di tutto il mondo hanno stilato in maniera congiunta una lettera aperta per invitare a tenera altra l’attenzione sulle soluzioni applicative di contact tracing che sono in via di implementazione nei Paesi colpiti dalla diffusione del coronavirus Covid-19. Nessuna app dovrà favorire – anche indirettamente, anche a pandemia terminata – attività governative di sorveglianza per motivi che non siano non strettamente attinenti alla gestione dell’emergenza in corso.

Questo è il momento decisivo, quello in cui si definiscono architetture informatiche che tracceranno – quantomeno – centinaia di milioni di persone. E l’impostazione non può essere sbagliata se si vuole porre i cittadini al riparo da possibili utilizzi indebiti e se si desidera evitare che si incappi nuovamente in scenari come quelli rivelati da Edward Snowden o dallo scandalo Facebook & Cambridge Analytica. Non stupisce, dunque, che il mondo universitario abbia sentito in questi giorni l’esigenza di richiamare l’attenzione di cittadini, governi, sviluppatori e altre parti interessate.

In particolare, i sottoscrittori hanno incentrato la propria attenzione sulle differenze tra il ricorso alla geolocalizzazione rispetto ai rilevatori di prossimità via bluetooth (ritenendo questi ultimi altamente preferibili riguardo la protezione dati) e tra i sistemi di raccolta dati centralizzati anziché decentrati. Ci sono governi che spingono per la centralizzazione e se non si tiene il punto c’è il serio rischio che si approntino sistemi di sorveglianza di massa senza precedenti. Solo i sistemi decentralizzati by design potranno preservare i cittadini da questa minaccia.

Per questo comunità scientifica chiede che le soluzioni prescelte siano trasparenti e open source, ossia verificabili da chiunque.

La app IMMUNI prescelta dal governo italiano è stata sviluppata da Bending Spoons aderisce al consorzio Pan-European Privacy-Preserving Proximity Tracing (Pepp-PT). Pare che questo consorzio abbia recentemente accantonato il progetto Dp-3T che puntava alla decentralizzazione. Trattasi di una di quelle evenienze per le quali gli accademici invocano massima attenzione, prima che sia troppo tardi.

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