Con una mossa a sorpresa, Facebook ieri ha annunciato la propria decisione di dismettere il sistema di Face Recognition che permette l’identificazione automatica delle persone ritratte in foto e video pubblicati nella propria piattaforma. Questo significa che svanirà nel nulla una delle banche dati più critiche al mondo: saranno infatti cancellati oltre un miliardo di template facciali attualmente archiviati dal social network.

A renderlo noto è stato un comunicato del vicepresidente della divisione Artificial Intelligence di Facebook, Jerome Pesenti, e non pare casuale che l’annuncio cada a pochi giorni dalla ridenominazione della compagnia in Meta Inc. in quella che pare essere l’alba di una nuova fase di business – più orientata alla realtà virtuale – che richiede un’opera di restyling reputazionale (che cade in un momento in cui l’etica del colosso di Cupertino è messa nuovamente sotto accusa, da ultimo per via della rivelazioni della ex dipendente Frances Haugen e di altri whistleblower).

Le motivazioni addotte a fondamento della decisione riguardano l’opportunità di proseguire nell’utilizzo su larga scala di una tecnologia controversa su piano di accettabilità sia giuridica che sociale oltre che per molti versi non sufficientemente affidabile quanto ad accuratezza. Nel bilanciamento rischi/benefici, Facebook ha deciso che non è più il caso di spingere sull’uso massivo di questa tecnologia.

Nel quadro generale occorre ricordare che:

  • nel 2020 IMB aveva smesso di produrre sistemi di riconoscimento facciale di massa e sia Microsoft che Amazon avevano deciso di sospendere la vendita di simili prodotti alle forze di polizia.
  • solo un mese fa il Parlamento europeo si è schierato fortemente contro i sistemi di riconoscimento facciale, chiedendo alla Commissione un divieto permanente sull’uso di queste tecnologie nei luoghi pubblici.

Nel cotesto soggettivo del social network non si può dimenticare che non più tardi del febbraio scorso Facebook aveva dovuto patteggiare il pagamento di 650 milioni di dollari per violazione della legge dello Stato dell’Illinois che impone la raccolta del consenso dell’interessato per il trattamento dei suoi dati biometrici (la class action da 1,6 milioni di aderenti contestava fatti antecedenti al 2019, anno in cui la piattaforma ha introdotto il consenso come condizione legittimante il riconoscimento facciale).

Pesenti ha chiarito che “Nelle prossime settimane, chiuderemo il sistema di riconoscimento facciale su Facebook come parte di una mossa a livello aziendale per limitare l’uso del riconoscimento facciale nei nostri prodotti. Come parte di questo cambiamento, le persone che hanno optato per la nostra impostazione di riconoscimento facciale non saranno più riconosciute automaticamente nelle foto e nei video, e cancelleremo il modello di riconoscimento facciale utilizzato per identificarle”.  E ancora “Per molti anni, Facebook ha anche dato alle persone l’opzione di essere notificate automaticamente quando appaiono in foto o video pubblicati da altri, e ha fornito raccomandazioni per chi taggare nelle foto”.

Il VP della divisione AI della Big Tech californiana ha sottolineato la portata della decisione: “Questo cambiamento rappresenterà uno dei più grandi cambi di rotta nell’uso del riconoscimento facciale nella storia della tecnologia. Più di un terzo degli utenti attivi giornalieri di Facebook hanno optato per la nostra impostazione di riconoscimento facciale e sono in grado di essere riconosciuti, e la sua rimozione comporterà la cancellazione di più di un miliardo di modelli individuali di riconoscimento facciale delle persone”. A fronte di ciò, dice Pesenti, “Incoraggeremo ancora le persone a taggare i post manualmente, per aiutare te e i tuoi amici a sapere chi è in una foto o in un video”.

Sull’altare del cambiamento andrà sacrificata qualche funzione socialmente utile come l’Automatic Alt Text che utilizza l’intelligenza artificiale avanzata per generare descrizioni di immagini per le persone non vedenti e ipovedenti.

A chiosa del proprio post, Pesenti ha affermato che “Ogni nuova tecnologia porta con sé un potenziale sia di beneficio che di preoccupazione, e noi vogliamo trovare il giusto equilibrio. Nel caso del riconoscimento facciale, il suo ruolo a lungo termine nella società deve essere discusso alla luce del sole, e tra coloro che ne saranno maggiormente impattati. Continueremo ad impegnarci in questa conversazione e a lavorare con i gruppi della società civile e i regolatori che stanno conducendo questa discussione”.