Come noto, la scelta di affidare i Mondiali di calcio al Qatar ha destato molte perplessità e non solo perché per la prima volta essi dovranno svolgersi durante l’inverno boreale essendo impossibile giocare nell’infernale clima estivo della penisola arabica.
L’assegnazione effettuata dalla FIFA nel 2010 è stata da subito oggetto di aspre polemiche perché affidava l’organizzazione dell’evento ad un ricco emirato (di fatto, una monarchia ereditaria assoluta retta fin dal 1825 dalla famiglia Al Thani) che non garantisce il rispetto di alcuni diritti individuali che le democrazie considerano fondamentali: al piccolo Stato affacciato sul Golfo Persico sono rivolte numerose critiche in riferimento alle punizioni corporali, al trattamento delle donne, delle minoranze LGBT+ e dei lavoratori migranti che costituiscono l’85% della popolazione residente e che spesso versano in uno stato medievale di asservimento. Non che le precedenti scelte della FIFA abbiano fatto del rispetto dei diritti civili una discriminante (si pensi ad Argentina 1978 o alla recentissima Russia 2018), ma questa volta l’assegnazione è parsa davvero fuori luogo ai più.
Con l’avvicinarsi del kick-off novembrino della manifestazione cresce a livello internazionale l’attenzione – o meglio, la preoccupazione – sulle condizioni garantite ai diritti dalla nazione ospitante. E, oltre alle note restrizioni per le libertà dei residenti, ora finiscono nel mirino anche le prerogative che saranno riservate a chi entrerà per l’occasione nel Paese. Ad esempio, i giornalisti televisivi si dovranno adeguare alla norma che vieta l’effettuazione di riprese in luoghi pubblici in assenza di specifica autorizzazione governativa. Non mancano, ciò che qui più interessa, le remore per la privacy degli oltre 1,2 milioni di visitatori previsti.
A tutti coloro che si recheranno in Qatar per assistere alla Coppa del Mondo sarà chiesto di scaricare sui propri smartphone due app chiamate Ehteraz e Hayya. La media company statale della Norvegia (NRK – Norwegian Broadcasting Corporation) ha voluto indagare sulle caratteristiche di queste applicazioni demandando una valutazione tecnica a due società indipendenti di cybersicurezza (Bouvet e Mnemonic). Il verdetto è stato unanime: entrambe le app presentano diverse criticità di privacy.
All’arrivo in Qatar, come confermato sul portale Viaggiare Sicuri dal nostro Ministero degli Esteri, è fatto obbligo di scaricare e attivare l’app Ehteraz che sarà indispesnabile per accedere a tutti i luoghi aperti al pubblico. Etheraz un’app di monitoraggio Covid-19 apparentemente non dissimile a quelle track & trace utilizzate in molti paesi durante la fase acuta della pandemia, senonché questa assume diversi poteri di accesso, controllo e modifica nello smartphone: può leggere, eliminare o modificare tutti i contenuti del cellulare, effettuare telefonate, connettersi o disconnettersi a WiFi e Bluetooth, eliminare o bloccare altre app e decidere di spegnere o metter in stand-by il telefono o, ancora, disabilitare il blocco schermo. L’app tiene traccia di dove vai e dei telefoni cellulari vicino a te. In questo modo, è possibile incrociare le informazioni e scoprire con chi stai incontrando e con chi stai parlando. L’assunzione di tali controlli avviene di default, ossia senza che all’utente venga richiesta alcuna autorizzazione e senza che egli possa disattivare simili prerogative.
Hayya è l’app ufficiale della Coppa del Mondo, è la repository dell’apposito permesso di ingresso in Qatar e dei biglietti per le partite, è necessaria per accedere agli stadi e ad altri eventi collaterali nonché per utilizzare l’avveniristica metropolitana gratuita ed ottenere sconti dedicati. L’analisi tecnica dell’applicazione ha rivelato che essa cerca accesso per condividere le informazioni personali senza quasi nessuna restrizione. Hayya può inoltre determinare con precisione la geolocalizzazione del telefono, impedire che il dispositivo vada in modalità sleep e visualizzare le connessioni di rete del telefono. Secondo gli esperti “è come permettere alle autorità di avere pieno accesso alla vostra casa: ricevono una chiave e possono entrare, fare quello che vogliono e probabilmente voi non saprete nemmeno cosa è successo davvero in background”.
Chi, per motivi professionali o turistici, si appresta a presenziare ai Mondiali in Qatar dovrà quindi rinunciare ad una quota importante della propria privacy aprendo le porte della propria vita digitale a due app governative imposte da un regime autocratico che non brilla per la tutela dei diritti individuali e che non ha mai disdegnato il ricorso ad ampi poteri di sorveglianza tecnologica.