Nel 2019 Facebook si era già vista costretta a pattuire con la Federal Trade Commission (FTC) la cifra record di 5 miliardi di dollari come sanzione relativa al caso Cambridge Analytica e alle altre deficienze del social network di Cupertino riguardo gli obblighi di trasparenza verso gli utenti, di riservatezza e protezione dei dati personali.
Ora Meta, nel frattempo divenuta proprietaria di Facebook, ha accettato di pagare 725 milioni di dollari per porre termine all’azione legale collettiva sulla violazione dei dati legata alle attività perpetrate sul social network dalla società di consulenza politica Cambridge Analytica finalizzate a creare profili psicologici degli elettori. La società di consulenza, ora scomparsa, ha lavorato per il successo della campagna presidenziale di Donald Trump nel 2016 e aveva utilizzato indebitamente le informazioni personali di oltre 80 milioni di account Facebook per la profilazione e il targeting degli elettori statunitensi (vittime della violazione furono anche alcune decine di utenti italiani, motivo per cui il nostro Garante Privacy irrogò nel 2019 una sanzione da 1 milione di euro).
Trattasi, della cifra più alta mai pattuita negli USA per una class action relativa a questioni di privacy. In un comunicato, l’azienda ha affermato che la risoluzione del problema era “nell’interesse della nostra comunità e dei nostri azionisti”.
Questa sanzione non consentirà ancora a Meta di lasciarsi alle spalle la vicenda Cambridge Analytica. L’azienda sta tutt’oggi fronteggiando una causa intentata dal procuratore generale di Washington DC e altre azionate da diversi procuratori generali statali.