Gli Stati devono aggiornare la normativa a tutela dei consumatori al fine di rispondere efficacemente ai rischi generati dalle nuove forme di commercio on-line – incluse quelle riferibili alle “app gratuite” e agli scambi diretti fra utenti (peer-to-peer) – e garantire alle transazioni su Internet lo stesso livello di protezione offerto al business tradizionale. Queste sono solo alcune delle indicazioni riportate nella nuova versione della “Raccomandazione sul Commercio Elettronico” adottata il 24 marzo scorso dal Consiglio OCSE e resa pubblica ieri, che mira a rafforzare la fiducia dei consumatori in un mercato di e-commerce dinamico e complesso.
La prima Raccomandazione dell’OCSE sul commercio elettronico risale al 1999, quando la spesa per l’e-commerce era ben al di sotto dell’1 per cento del totale di vendita al dettaglio. Quindici anni più tardi, queste percentuali sono salite ad oltre il 7 per cento in Europa ed all’11 per cento negli Stati Uniti. La metà delle persone in tutto il mondo OCSE ha compiuto un acquisto online nel 2014.
La nuova Raccomandazione affronta diverse questioni emerse recentemente nell’ambito del commercio elettronico, tra le quali: le transazioni “non monetarie” in cui la fruizione di beni o servizi è solo apparentemente gratuita, ma di fatto scambiata con dati ed informazioni personali; le transazioni consumer-to-consumer; il crescente utilizzo di dispositivi mobili per l’e-commerce e le conseguenti sfide tecnologiche per garantire l’efficacia delle informazioni da fornire ai consumatori (ad esempio, per via delle ridotte dimensioni degli schermi); la privacy e la sicurezza, soprattutto in transazioni Business to Consumers; il ruolo che possono svolgere le Autorità di tutela dei consumatori.
Al fine di sostenere il mercato del commercio elettronico e migliorare la fiducia degli utenti, l’OCSE rimarca più volte la necessità di rafforzare la tutela dei dati personali implementando adeguate misure di sicurezza contro violazioni e cyber-attacchi, ed evitando che le imprese adottino pratiche ingannevoli per la raccolta e l’utilizzo dei dati personali dei consumatori. Particolare attenzione deve essere posta, tra l’altro, alla corretta informazione dei consumatori per consentire loro di esercitare scelte consapevoli, alla riduzione del rischio del furto di identità, alla tutela dei pagamenti on-line.
Nel lavoro di revisione della Raccomandazione, il Comitato CCP (Comitato per le Politiche dei Consumatori) dell’OCSE si è avvalso della collaborazione anche dello SPDE (Gruppo di Lavoro Sicurezza e Privacy nell’Ambiente Digitale), di cui fa parte anche il Garante italiano per la protezione dei dati personali con funzione di vice-presidenza.
Roma, 31 marzo 2016